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“Una piacevole e proficua lettura”

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Una vendetta sbagliata

Riflessioni di: Andrea Runco

L’incipit dell’opera: “Una vendetta sbagliata” di Michele Furchì, per quello che si può dedurre, è una lucida quanto attenta analisi di alcuni costumi che ancora in parte perdurano nella nostra società del ventunesimo secolo.

Questi, essendo narrati con una sottile orditura che prende spunto da alcuni fatti di cronaca realmente successi, i quali hanno avuto notevole risonanza nel tessuto sociale dell’epoca, ora sono magistralmente esposti e assumono la caratteristica di un vero e proprio romanzo.

L’autore però, quasi spinto da una volontà inconscia, per mitigare la brutalità dei misfatti, tenta di contrapporre vere lodi inneggianti alle nostre bellezze naturali come solamente un amore filiale può fare, cantando con essi l’incomparabilità del mare nostrum e quindi della sua terra che all’epoca in cui si sono svolti gli avvenimenti qui trattati erano ancora incontaminate come il buon Dio le aveva affidate alla cura dell’uomo. Non meno poetico poteva essere ai suoi occhi di esperto narratore il singolare quanto delizioso affresco di vecchietti, seduti a godersi il caldo sole raccontandosi gli aneddoti di loro conoscenza appresi o direttamente vissuti in passato e quelli quotidiani che si verificavano entro gli stretti confini della comunità di appartenenza.

Ed ecco che, probabilmente dalla bocca di uno di loro, con sgomento apprendiamo una storia che tale ad una ghigliottina caduta sulla testa del malcapitato, dà l’imput all’opera che pian piano prende forma, narrandoci l’improvvisa quanto inaspettata morte per omicidio, la quale, senza nessuna causa apparente è piovuta addosso ad Antonio, marito di Lucia, padre di Pasquale ed altri figli.

La modalità dell’accadimento subito fa tornare alla mente l’analoga vicenda ben più remota di pascoliana memoria verificatasi in quel di San Mauro che allora sconvolse un’altra mite famiglia.

La differenza è nel fatto che per ragioni oscure una così cruda vicenda presso alcune comunità suscita tanta commiserazione mentre in altre, l’odio e la vendetta immediatamente si fanno strada, indurendo il cuore di quelle persone che dovrebbero proteggere i figli da altre probabili sciagure, e non spingerli deliberatamente verso quest’ultime.

Comportamento assunto da Lucia che pur umanamente comprensibile, per la  disgraziata vicenda in cui è stata coinvolta la famiglia, pretendendo la vendetta, stava per inficiare il profondo legame sentimentale nato tra Pasquale e la giovane Margherita. Perché lui ormai succube della volontà della genitrice, sentiva di aver ipotecato la sua vita giurando di compiere ciò che ella gli chiedeva ai danni del presunto omicida di suo padre.

Qui entra in scena Sansone, personaggio di dubbia moralità, il quale, da un lato difende i contadini suoi compaesani, ma per ragione d’egoismo ed arricchimento personale fonda un sodalizio con un altro compare non meno infido di lui e insieme taglieggiano quei poveri lavoratori schiavi per guadagnarsi il misero desco quotidiano.

Ma tornando al nostro personaggio principale, dopo alterne vicende, l’amore tra Pasquale e Margherita pare che abbia trovato la via di riconciliazione tra i due che a causa del tremendo giuramento si erano bruscamente allontanati. Infatti, in virtù di quell’amore che non conosce confini, ella trova il coraggio di fare una schietta ed emozionante dichiarazione d’amore a Lucia nei riguardi di Pasquale, inducendo quest’ultima ad un temporaneo ripensamento in cui ella capisce l’orrenda promessa che ha preteso dal figlio. Tuttavia, pur avendo un attimo di lucidità ed esprimendo profondo dolore per il marito morto e la pessima sorte che sarebbe caduta addosso al figlio, non desistette dall’esigere la tremenda vendetta, né il cuore si aprì al perdono che sicuramente avrebbe chiuso altre spiacevoli conseguenze.

Nonostante tutto, anche se a sprazzi, il sole della gioia ritorna in quella famiglia dove un tempo si era offuscato per la triste perdita.

Momenti in cui l’autore con abilità non comune ha saputo rendere toccanti i dialoghi d’amore intervenuti tra Pasquale e Margherita, fino a quando lui non mise in atto la terribile promessa, commettendo a sua insaputa un gravissimo errore.

Parallelamente alla loro storia si svolse quella di Peppe e Domenica.

Anche qui Antonio De Luca d’impeto compie l’orrendo misfatto a danno di Peppe, dando credito alla stoltezza personale di chi prima avrebbe fatto bene a vedere come andavano i fatti, anziché correre precipitosamente ad avvisare chi poi rovinò la propria vita per un equivoco.

Non meno odioso è stato l’omicidio della povera moglie del medico, sul quale la gelosia prese il sopravvento.

Ma a volte le congetture o il destino non si sa come dire, fanno in modo che certe verità vengano a galla, come quella raccontata a Pasquale dallo stesso De Luca, il quale pur essendo maturo e pentito per l’errore commesso a causa del figlio poco assennato, non ebbe l’accortezza di suggerire al suo giovane compagno di galera che era necessario perdonare, anziché indicargli come uccidere Sansone, azione che non avvenne secondo i piani di don Santo e di Pasquale che si vide ritorcere contro il destino, che per prima non risparmiò da morte la dolce Margherita a cui fece seguito anche la sua, alla quale egli volutamente andò incontro, per non dividersi mai dal suo inseparabile amore, chiudendo per sempre la vita terrena come gli altri due più noti amanti che la bellissima tragedia shakespereana consegnò ai posteri, nella quale a ruoli invertiti fu Giulietta che avendo visto morto per primo il suo Romeo, reputò che a nulla sarebbe valso vivere senza di lui, quindi si tolse la vita per raggiungerlo dove nessuna imposizione umana avrebbe potuto contrastare la loro unione.

Nelle storie raccontate dall’autore è evidente l’immancabile pettegolezzo che nelle nostre comunità, da sempre ha caratterizzato il vissuto quotidiano, spesse volte trasformandosi in odio a causa di gole profonde che, ingigantendo i problemi oppure deformandoli a proprio tornaconto suscitano incomprensioni e seminano la zizzania, in grado di provocare danni irreparabili, anche alle persone più miti che niente hanno a spartire con subdole associazioni e i loro loschi traffici,  i quali, presto o tardi, per strana combinazione del destino, vengono alla luce rendendo giustizia a chi l’aspetta e al valore di ognuno.

Una nota di disapprovazione nasce per la presunta solerzia della legge che in questo caso, per l’ignavia di un suo tutore, si è resa colpevole parimenti a tutte quelle persone che deliberatamente in nome di una presunta onnipotenza, uccidono senza pietà anche gli indifesi.

Complimenti vivissimi a Michele che ancora una volta ci ha saputo deliziare con un’opera degna delle migliori penne del nostro tempo. Schietta nell’esposizione, semplice nella narrazione, ricca di sentimenti e meticolose descrizioni che sicuramente risultano chiari ed immediati a qualsiasi persona voglia gustare  una piacevole e proficua lettura che io stesso mi sento di poter consigliare.

Andrea Runco

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