Suspense e azione, amore e storia
nel Ferro Corto di Fortunato Costa
Relazione
Ho conosciuto Fortunato Costa, il dottore, al karaoke in pizzeria, ho conosciuto Fortunato Costa pittore, conosco ora Fortunato Costa scrittore. Scrittore di vena, di vena buona. Che viene fuori col Ferro Corto, ultimo suo romanzo edito da Mario Vallone Editore (vai alla scheda del libro).
Ringrazio Mario che un giorno mi ha messo in mano questo libro che in prima battuta mi ha colpito molto per la sua copertina dominata da colori forti, contrastanti: il nero e il giallo. “Che devo fare?”, gli chiesi. Sapevo già la risposta: “Leggete, professore”. È ciò che feci. Con piacere, con attenzione.
In questo romanzo ho potuto conoscere Fortunato Costa, scrittore di polso, che dà un piglio preciso e deciso a tutta la narrazione, portandola ad alti livelli letterari che fa onore alla nostra regione. In esso emerge per intero l’uomo Fortunato con tutta la sua umanità, con tutta la sua cordialità, con tutta la sua professionalità trasferita in una storia lontana nello spazio e nel tempo, ma da lui riportata magistralmente alla memoria.
È un romanzo storico-sociale di formazione umana e culturale. In esso i fatti si rincorrono uno dietro l’altro in un insieme di avvenimenti avvolti nelle nebbie della memoria e di personaggi ammantati di cromatismo accecante che si muovono con agilità di azione nella quotidianità della vita reale mettendo in luce vizi e virtù di un periodo particolare della storia europea: XVII sec. alla corte del Re Sole.
Non manca nulla in questo libro: la magnificenza e gli splendori, la vittoria e gli allori, i tradimenti e gli amori, la religione e gli istrioni, il coraggio e la paura, i vizi e le virtù, in un amalgama di storia portata sulle strade percorse dall’uomo che in un particolare momento della sua vita riscopre se stesso con i propri sentimenti, con le sue debolezze, con le sue incertezze. E si ancora alle radici, alle sue origini, ai ricordi, agli affetti, alla famiglia, alla moglie, ai figli, in una proiezione della vita verso il futuro con intenti diversi. C’è tutto in questo libro, e non sta a noi dire il tutto. Al lettore l’esplorazione con piacere della lettura piena di sorprese, di meraviglie, di intrighi, di alta politica, di avventure, di rischi, di vincoli indissolubili di amicizia, di incanti e di incantesimi in una narrazione che avvince e trascina, in una scrittura che lascia in sospeso e spinge ad inoltrarsi pagina dopo pagina in una lettura avvincente e coinvolgente. Che non stanca mai. È una frenesia che ti coglie, che ti prende e ti conduce senza sosta, una corsa tutta d’un fiato dalla sorgente alla foce.
E la sorgente è la storia. Quella vera, che in parte, solo in parte, abbiamo visto nei libri di scuola. La foce è l’uomo. Con le sue miserie, le sue debolezze, le sue paure, il suo vivere quotidiano. È la storia dell’uomo vista nella storia che ha segnato il mondo. Il mondo dominato dalle monarchie imperiali, il mondo illuminato dalla maestosità del Re Sole, il mondo della povertà, delle miserie, delle guerre, delle invasioni, delle incursioni barbaresche. Il mondo della povera gente. Il mondo dimenticato. Il XVII secolo, visto con gli occhi di uno scrittore, lasciatemelo dire, di un grande scrittore che coniuga in sé in modo ottimale letteratura, scienza, arte, musica e amore per la vita: Fortunato Costa.
Fortunato Costa è medico specializzato in Radioterapia Oncologica e Radiologia, vive e lavora in Calabria. Pittore, musicista e compositore, ama la vita sociale, con giovialità, con grande ed entusiastica partecipazione. È nato a Napoli. Ripeto: è nato a Napoli. Pochi elementi per dire chi è l’uomo, pochi elementi per scoprire chi è l’autore.
L’autore è lo stesso che vien fuori leggendo passo passo la sua opera Ferro Corto, un romanzo storico-sociale dove in un connubio indissolubile si intrecciano storia vera, avventura, fantasia, sentimenti, immaginazione proiettati in una dimensione temporale e geografica ben descritta e delimitata che è la Francia e l’Italia Meridionale del XVII secolo, l’età di Luigi XIV.
Sorprende e lascia ammirati come egli riesca ad entrare nei fatti con scioltezza di linguaggio, con facilità di espressione, con capacità descrittiva che costringe chi legge in una altalena in sospensione in attesa di eventi che si susseguono con velocità filmica con cambi continui di azione. Fossimo al cinema, potremmo dire che trattasi di un colossal in technicolor universale che scorre su pellicola impressa nel colore. Nel colore della vita, dell’avventura, rappresentate dal protagonista in assoluto, Ferro Corto appunto, eroe senza macchia e senza paura, che mette a disposizione del Re il suo braccio, la sua spada, la sua vita senza mai chiedere perché. E assurge alla gloria, incide potente, con forza, il racconto. Che buca le pagine del libro e sovrasta in tutto gli altri attori che lo circondano, che lo ammirano, che lo invidiano, che lo contrastano, che lo combattono, che lo amano.
C’è tutto nel romanzo, ci sono tutti e tutte. Uomini e donne, ricchi e potenti, nobili e plebei, cardinali e disperati, funzionari e uomini di stato, assassini e stregonerie. È lo spaccato di una società di passaggio, di transizione che si avvia ad abbandonare i “secoli bui” del Medioevo passato per approdare all’Età nuova dell’Illuminismo e della Ragione. E lo fa con i finanzieri di alto livello, con la borghesia che spinge alle porte, con gli ingegneri, gli architetti, con gli artisti, con l’assolutismo sovrano, con la contrapposizione di nuove classi in formazione. È un periodo nuovo quello che vive l’Europa di allora: di fasti e di miserie, dove lentamente, in uno sfavillio di luci e di barocco l’uomo prende coscienza di sé, dei suoi bisogni. È un mondo che tramonta e un altro che si fa luce all’orizzonte. Non è facile dominare un periodo di tale portata, non è facile per principi o imperatori, Fortunato Costa ci riesce con la scrittura chiara, avvincente, con la sua narrazione. Senza trascurare nulla, senza mettere in ombra niente e nessuno; tutto e tutti nella giusta dimensione. Senza dimenticare le sue origini, la sua professione. Ma soprattutto senza dimenticare i sentimenti umani: le gioie, le preoccupazioni, gli affanni, i dolori, gli amori. Gli amori. E mi fermo qui, su questa parola: amori (al plurale, volutamente; chi legge si accorgerà perché) che indica tutta la modernità del romanzo e la sua attualità nel tempo di oggi.
È per questo che dico al dottore: Grazie per questo suo figlio, che, come il Ferro Corto protagonista del libro, si aprirà con forza la strada nella nuova letteratura meridionale e si proietterà in un radioso domani. E grazie all’editore Vallone, che ha favorito e guidato questo eccezionale, bellissimo parto.
Grazie a voi, Fortunato Costa e Mario Vallone, che mi avete permesso di tenere a battesimo questo bellissimo, meraviglioso bambino. A lui gli auguri sinceri di infinito successo e di un
FORTUNATO E LUNGO CAMMINO.
Tropea, 26 marzo 2020, giovedì, in pieno periodo del CoronaVirus
Pasquale De Luca