RECENSIONE
Giardinu di pènzeri
di Andrea Runco
“Giardinu di pènzeri”, è una raccolta di poesie, in vernacolo calabrese, lessico intimo e familiare e come suggerisce il titolo racchiude come uno scrigno della memoria i ricordi più belli di un tempo ormai perduto, evocandone il profumo come fiori di un giardino segreto, che risiede nel cuore e rasserena l’animo.
La dolcezza dei ricordi si intreccia alla nostalgia di un’epoca ormai sfumata, in cui il sapere antico veniva tramandato da padre in figlio in una cornice agreste e bucolica, soppiantato da una fredda e impersonale ricerca sui siti internet, simbolo della modernità. Un tempo in cui si era felici con poco, quello della giovinezza, dei giochi improvvisati, come la ruota di una bicicletta o un pallone sgonfio o un castelletto di nocciole, ma ricchi di valori come l’amicizia e la solidarietà e la speranza di un futuro migliore confidando sempre in Dio.
Il tepore nostalgico della civiltà contadina, con i suoi antichi mestieri e le sue tradizioni, ormai dimenticate, che rappresentavano un momento di festa per tutta la famiglia, in cui ritrovarsi tutti insieme, con una ritualità arcaica, genuina e insieme sacra, come il pane fatto in casa, insieme alla bellezza dell’alternarsi delle stagioni con le loro caratteristiche: le nevicate, il sole d’inverno o il vento che dolcemente scuote il canneto, poeticamente descritte con sapienti e suggestive pennellate.
Non manca una vena ironica con cui si denunciano i mali del nostro tempo e le mancanze dei nostri governanti.
Andrea Runco attraverso le sue liriche, luminose e musicali, intrise di nostalgica tenerezza, ci restituisce intatto il profumo di un mondo racchiuso nella memoria, da preservare e accarezzare dolcemente con il pensiero nel giardino dei ricordi più belli.
Daniela Lo Presti
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