Due poesie estrapolate dall’ultimo libro del prof. Antonio Mungo “Soltanto elucubrazioni? Riflessioni ed appunti” da me recentemente pubblicato col marchio Mario Vallone Editore.
m.v.
Insopportabile, quel giorno,
l’afa pesante
dell’infuocato agosto.
Un silenzio irreale
gravava sul mio borgo.
Le strade deserte
lo rendevano spettrale.
Suonava il mezzogiorno
e l’eco dei rintocchi
scorreva nella valle;
svaniva, stemperandosi,
tra i rami frondosi
dei verdi e snelli pioppi.
Era quella che nonna
definiva “controra”
ed è il momento magico
in cui dai loro cari,
stanchi, affaticati,
ritornano i morti.
Ero nella mia casa
in via dell’Orologio
e, con mia sorpresa grande,
parlavo con mio padre.
Le sue dolci parole mitigavano il dolore
e rendevano
lievi i tormenti insostenibili
che convertivano in nero
i miei già tristi giorni.
I tanti dissapori
di tutti gli anni bui
venivano assorbiti
e resi quasi innocui
dalle sue poche parole,
essenziali, però,
per un cuore che ha sperato
e che si ritrova ad essere
sfinito, sconfortato,
svilito e dilaniato.
La sua presenza,
consolazione per me,
alleviava man mano,
gli echi dell’urlo nero che,
tumultuoso,
sentivo agitarsi
nel mio profondo io.
Lui mi sorrideva
ridandomi certezza,
già svanita, da tempo!
Che pace in quel momento!
Tutto sembrava ridere
in quella stanza,
dove la luce filtrava
mostrando i nostri volti!
Resta, papà!
Non aver troppa fretta;
prendiamo un buon caffè
che a te piace tanto!
È bello fresco,
da stamattina è in frigo…
Le tazze traballavano
sul vassoio d’argento.
Le mie mani tremavano,
un sussulto era la voce.
Ecco!
Ma dove sei, papà?
Ho cercato in ogni stanza
ma del tuo profumo
non c’era la presenza!
Eri giunto sollecito
a “controra”,
mi hai consolato l’anima,
hai asciugato le
mie lacrime calde
e, in silenzio, sei tornato
laggiù
dai cari e amati morti!
Πράττω κατά δαίμονα εμαυτου
(Sono in lotta col mio demone)
Raccontami ancora
la favola bella,
perché mi illuda
e mi scordi
del male che
mi porta nel vuoto
e mi annienta.
Raccontami di quel bambino che piangeva, perché nessuno
si curava di lui
e voleva sparire
fra le più fitte tenebre della notte più buia.
Non essere distratta, come sempre,
guarda le lacrime
che mi rigano il volto
e scavano solchi profondi e che restano eterni.
Raccontami di quella casa, dove il sole non tramontava
e dove tutto era avvolto da quella magica fiaba
di cui oggi ho ancora tanto bisogno.
Raccontami….
ma tu sei stata sempre svagata ed assente,
intenta a fare altro, sprofondata a pensare!. Ma a cosa?
Non ho mai capito
a che cosa.
E intanto le lacrime continuano a scavare il mio viso
che sa, ormai,
di sale e di amaro tormento.
Raccontami i tuoi progetti di allora,
quelli che pensavi
per me!
Descrivimi quello che per me stavi sognando….
No, non dirmi parole che sanno di assenzio e di morte.
Sono troppe le bugie ingannevoli e dolci
che per anni ti sei trascinata…!
Una montagna di tristi menzogne, poi il vuoto assoluto e poi nulla!
Antonio Mungo
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MarioVallone