La “Premessa” del libro A MIA CURA di Katia Debora Melis (Mario Vallone Editore).
Premessa
La poesia della Melis appare implicata nel problema della conoscenza e della percezione del mondo e, di conseguenza, il linguaggio, compatto e funzionale alla medietà del registro discorsivo, ricerca una lingua essenzialmente media, atta a creare pensiero e immagini. Nella raccolta, il soggetto fa esperienza del mondo proprio grazie all’immersione a volte esistenziale (“lo sguardo / lo spingo nelle vertigini / profonde e scaltre / della psiche”), a volte materica, a volte spirituale, passando per la condizione biologica: gli oggetti, attraverso questo recupero ed esaltazione, rivelano così la loro autenticità. C’è convergenza tra ciò che è “storia”, ovvero ragione, cultura, linguaggio, opere, e ciò che è “esistenzialità”, vale a dire assoluto, silenzio, morte, nulla, Dio, condotta, sul piano espressivo, con accordi che possono sembrare anche stridenti (“Osservo proiezioni di cose / che non sono vere, che son solo le ombre / come sono ombre le stelle nel cielo”).
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